Viticultural Roots
Dalle antiche tracce romane ai giorni d'oggi.
Un racconto millenario.
Al di là dei ritrovamenti di semi (vinaccioli) classificati come appartenenti alla vitis silvestris nelle palafitte dell’età del bronzo scoperte a Peschiera del Garda, Pacengo e Cisano di Bardolino, i più antichi reperti riferiti all’uso del vino nell’attuale territorio del Bardolino sono di epoca romana.
Si tratta di oggetti destinati ai riti religiosi (situle e pàtere) e alla conservazione del vino (anfore). Si suppone risalgano a tale periodo anche le prime coltivazioni della vite nell’area, ipotesi rafforzata dai ritrovamenti di insediamenti agricoli, tra cui la villa rustica individuata in prossimità della chiesetta di San Vito di Cortelline, sulle colline di Bardolino (all’interno della chiesa esiste un frammento di ciborio longobardo recante scolpiti grappoli di uve).
Le prime documentazioni scritte della viticoltura nel territorio del Bardolino risalgono all’epoca altomedievale. Furono le istituzioni religiose a incentivare lo sviluppo agricolo, favorendo la coltivazione dell’olivo e della vite.
In particolare, nell’807 il monastero di San Zeno di Verona ricevette da re Pipino una chiesa a Bardolino e i terreni di sua pertinenza: presso la chiesa esisteva una “caneva” (cantina) che serviva da deposito per gli affitti in natura versati da chi coltivava le terre del monastero. Contratti di affitto che prevedevano canoni costituiti da carri di uva saranno sottoscritti nei secoli successivi anche da parte di altre entità religiose, come la Pieve di Garda.
Alcuni autori del XV secolo, riferendosi alla zona, parlano di “dolci vini e naturali” (Francesco Corna da Soncino) e di “perfectissimi vini” (Marin Sanudo).
È nel XIX secolo che la produzione vinicola del Garda veronese incomincia a essere identificata esplicitamente con il nome di “Bardolino”. Le prime analisi tecniche effettuate sui vini locali risalgono al 1873: a compierle è Giovanni Del Sie. Nel 1897 lo scrittore bresciano Giuseppe Solitro, parlando dei vini del Garda, scrive che “tra i più reputati della regione sono quelli di Bardolino, che questo nome corron tutta l’Italia e competono con i migliori della penisola”.
Nel volume “La Provincia di Verona ed i suoi vini”, edito nel 1900 a Verona ma riferito a ricerche degli anni precedenti, Giovanni Battista Perez individua tre aree nel territorio del Bardolino: “i contrafforti di Montebaldo (distretto di Caprino) coll’annessa regione morenica superiore, o Gardense (distretto di Bardolino) ed i colli morenici inferiori (distretto nord di Villafranca).”
In particolare, scrive che i vini locali “fatti come devesi, invecchiando in vetro possono passare per Beaujolais”, aggiungendo che “li Svizzeri li spacciarono nei loro hôtels per roba francese”.
Analoghe valutazioni si trovano nel volume “La provincia di Verona” di Luigi Sormani Moretti, edito nel 1904: “Negli alberghi della Svizzera, molti ettolitri di vino Bardolino e di Garda, sonvi accolti bene sotto il nome lionese di Beaujolais”.
Peraltro, già nel 1820, nella “Descrizione di Verona e della sua Provincia”, Giovanni Battista da Persico affermava che i Bardolino potevano prendere “coll’età il colore del vino di Borgogna” per metterli solo allora in commercio sfuggendo così ai pregiudizi legati alla valutazione della tonalità, che non è mai da sola sinonimo di qualità.
Nel Novecento la notorietà del Bardolino come ben caratterizzato “vino tipico” è considerevole: con tale definizione lo premia negli anni ‘20 la Mostra Campionaria Vini Veronesi di Verona. Nel 1926 viene costituito il “Consorzio di difesa del vino tipico Bardolino”.
Nel 1931 la Regia Stazione sperimentale di Conegliano descrive il Bardolino come “asciutto, giustamente tannico ed acido, un po’ sottile di corpo ma sapido”.
Nel 1935 Paolo Monelli racconta il Bardolino come “grazioso, lieve, salatino, di lucido colore”. Negli anni ’40 e ’50 bottiglie di vino etichettate come “Bardolino” o “Bardolino Extra” vengono esportate negli Stati Uniti. Nel 1961 Luigi Veronelli, nella guida “I vini d’Italia”, definisce “simpatico” il Bardolino. Nel 1964, in un libretto dedicato a Bardolino, Franca Cipriani dice che il vino del luogo è “apprezzato ormai in tutto il mondo grazie anche all’opera svolta da serie case vinicole locali”.
A motivo della sua popolarità, prima dell’istituzione della doc il Bardolino è fra i vini italiani più imitati. Scrive Zeffiro Bocci: “Durante quel periodo che possiamo delimitare tra il 1950 e il 1960, il Bardolino – il risvolto amaro della celebrità – è stato il vino più ‘plagiato’ d’Italia”.
La storia moderna del Bardolino ha ufficialmente origine il 28 maggio 1968, data di approvazione del decreto presidenziale che istituisce la doc: la zona di produzione, coerente con l’area già individuata nel secolo precedente, comprende, in tutto o in parte, il territorio di 16 comuni della sponda veneta del lago di Garda e del suo entroterra. Il Consorzio di tutela del vino Bardolino doc viene istituito nel 1969.
Con l’inizio del XXI secolo i vigneti del Bardolino sono in larghissima parte rinnovati. Le cantine nella zona di produzione sono un centinaio: accanto a piccolissime realtà a conduzione familiare, che commercializzano poche migliaia di bottiglie, operano alcune fra le maggiori case vinicole italiane. La filiera produttiva è suddivisa in tre segmenti pressoché uguali: aziende agricole medio-piccole, cooperative e grandi imbottigliatori.
Dal 2002 al 2005 il territorio del Bardolino è al centro di un ampio progetto di zonazione viticola: vengono individuate più di sessanta diverse tipologie di suoli nell’area di produzione.
La tipicità torna a essere la chiave di volta del Bardolino. Nel 2011 il mensile britannico “Decanter” inserisce il Bardolino fra i dieci stili di vino da seguire con maggiore attenzione in Italia. Scrive Richard Baudains: “Il Bardolino sta tornando ai rossi succosi che sa fare meglio, tranne che oggi li sta facendo molto, molto meglio”.
Le guide di settore incominciano a premiare alcune etichette di Bardolino. Nel 2012 “Vini d’Italia” del Gambero Rosso inizia ad assegnare i propri “tre bicchieri” al Bardolino. Lo stesso accade con Slow Wine, L’Espresso, Vinibuoni d’Italia.
Nel 2015 il Consorzio di tutela avvia il progetto “Bardolino Village” che mira a definire le caratteristiche zonali dei vini, sulla scorta delle aree già descritte da Giovanni Battista Perez a fine Ottocento e di fatto confermate dalla zonazione.
Nel 2018 l’Assemblea dei Soci del Consorzio di tutela approva la proposta di introduzione delle tre sottozone “La Rocca”, “Montebaldo” e “Sommacampagna” nel disciplinare di produzione.
Consorzio Tutela
Vino Bardolino Doc
P.IVA: 02115910230
CF: 00573390234
CU: X2PH38J
Pec: consorziobardolino@pec.it
Contatti
Villa Carrara – Bottagisio
Riva Cornicello n. 3
37011 Bardolino (VR)
Tel. 045 6212567
Fax 045 7210820
segreteria@consorziobardolino.it