Bardolino Sottozone
Rossi che raccontano microclimi
3 microclimi unici e irripetibili
Mentre il Bardolino esprime la freschezza e la bevibilità tipiche del Lago di Garda, le Sottozone ne elevano l’identità con nuances distintive. Ogni area, plasmata da microclimi unici, regala vini dalla personalità precisa, orientati ad enfatizzare concentrazione e complessità.
Bardolino è una denominazione caratterizzata da stratifi cazioni climatiche che spaziano dal clima mediterraneo sulla costa, con presenza di ulivi, agrumi e macchia mediterranea (come nella zona de La Rocca), al clima medio-continentale di Sommacampagna, dove il lago non esercita lo stesso eff ett o moderatore sulla temperatura, fi no al clima montano del Monte Baldo, che conferisce una dimensione ancora più fresca e alta.
La resa massima scende a 100 q/ha per i vini delle tre sottozone.
Affinaento minimo di un anno dalla vendemmia.
I tre cru di Bardolino
Il Distretto La Rocca comprende le porzioni dei territori comunali di Bardolino, Castelnuovo del Garda, Garda, Lazise, Peschiera del Garda e Torri del Benaco ricadenti all’interno dell’area del Bardolino.
Occupa la riviera gardesana e il suo primo entroterra, sulle colline moreniche più fini, vicine al lago, e su quelle medio-recenti, interne. È caratterizzata, a nord, dalla presenza del colle della Rocca e del monte Luppia. Secondo la classificazione descritta dal Perez nel 1900 corrisponde nella sostanza a quella che veniva chiamata la “Plaga Gardense”.
Sul colle che dà nome al Distretto sorgeva in epoca altomedievale il castello della Rocca di Garda, che diede a sua volta il proprio nome all’intero lago, prima chiamato Benaco.
“La Rocca – scrive don Albano Bussinello nel volumetto “Su la Rocca di Garda” – ha due cime: l’una, alta m. 294, pende quasi a picco sul lago, ed è detta Rocca vecchia; l’altra, più indietro, alta m. 309, circondata da pini e cinta da un muro, è detta l’Eremo”.
Il riferimento alla Rocca è significativo sia come identificazione del perno territoriale dell’antico Distretto di Bardolino, sia per la sua stretta correlazione con la storia vitivinicola locale, essendovisi insediato in epoca medievale il priorato di San Colombano, allora dipendente dall’abate di San Colombano di Bobbio, e successivamente, nel Seicento, l’eremo camaldolese di Monte San Giorgio, entrambi fondamentali nella diffusione della viticoltura.
La Rocca ricade nell’area di tutela paesaggistica chiamata “Rocca di Garda” e nel sito di importanza comunitaria denominato “Monte Baldo, Val dei Mulini, Senge di Marciaga, Rocca del Garda”.
La zona di produzione del Sommacampagna Bardolino Doc comprende le parti dei territori comunali di Bussolengo, Pastrengo, Sommacampagna, Sona e Valeggio sul Mincio ricomprese nella zona di produzione del Bardolino.
Rappresenta la parte sud-orientale della cerchia morenica gardesana, corrispondente al Distretto ottocentesco che il Perez nel 1900 descriveva come “Colli morenici meridionali”, che includeva le località del perimetro “toccante l’alta pianura”, nel perimetro dell’antico distretto nord di Villafranca.
Il Distretto Sommacampagna è caratterizzato dal clima mediamente più elevato e dalle precipitazioni minori all’interno dell’area del Bardolino.
Include le morene intermedie, che rappresentano il settore collinare maggiormente articolato della doc, con fittissime alternanze di colline, vallecole, terrazzi e conche, e le cosiddette morene di Pastrengo, ossia la porzione più esterna del Bardolino, connotata dall’addossarsi di molti cordoni collinari e dalla loro successiva erosione e separazione in grandi elementi a opera dei flussi fluvioglaciali che hanno generato vallate relativamente ampie.
Il territorio comunale di Sommacampagna è geograficamente baricentrico rispetto alla sottozona. Il toponimo era indicato in passato come “Summa Campanea” oppure “Summa Campania”, la “campagna somma”, ossia presumibilmente “più alta”.
Nelle “Notizie storiche delle chiese di Verona” raccolte da Giambatista Biancolini nel 1749 trova citazione un documento del 1155 nel quale già si menzionava la “plebem Summa Campania”. Nella “Verona Illustrata” del 1732 Scipione Maffei elenca alcuni comuni veronesi che conservano l’origine latina del nome e tra questi “Sommacampagna da summa campania”.
Il Distretto Montebaldo comprende le porzioni dei territori comunali di Affi, Caprino Veronese Cavaion Veronese, Costermano sul Garda e Rivoli Veronese ricadenti all’interno della zona del Bardolino.
È la parte di territorio più interna, verso nord, ai piedi del monte Baldo, caratterizzata da altitudini medie più elevate e dalla presenza di rilievi quali il Monte Moscal e la Rocca di Rivoli. Comprende la piana fluvioglaciale che separa i due apparati morenici del Garda e dell’Adige. Ha escursioni termiche più elevate e una maggiore piovosità.
La zona corrisponde all’antico distretto di Caprino e per definirla si utilizza la definizione Montebaldo così come citata dal Perez: “I contrafforti di Montebaldo (distretto di Caprino)”.
La dizione compatta Montebaldo veniva diffusamente impiegata nei secoli scorsi in alternativa a monte Baldo. Nel “Viaggio al Lago di Garda e al Monte Baldo” di Ciro Pollini (1816) si cita “quel suo Montebaldo eziandio, chiamato a buona ragione l’Orto d’Italia”.
La forma Montebaldo si ritrova anche nell’“Elenco alfabetico dei Comuni denominativi e delle frazioni aggregate appartenenti ai quattro Circodarj di reclutamento delle Provincie Venete”, documento amministrativo del 1823 dove si citano i comuni di Ferrara di Montebaldo e di Montagna di Montebaldo.
Più indietro nel tempo va menzionato quanto meno il fondamentale “Viaggio di Monte Baldo” di Francesco Calzolari (1566) che incomincia così: “Montebaldo per la sua maravigliosa grandezza, et per il sito per tutta la Italia assai famoso, è posto nelle fauci delle alpi che partono la Rhetia dalla Italia”.
da sorseggiare
I Bardolino provenienti dalle sottozone Montebaldo, La Rocca e Sommacampagna si distinguono per maggiore complessità e struttura rispetto alla versione base della denominazione. Frutto di vigneti a rese più basse per ettaro e di un affinamento minimo di un anno, questi vini mantengono la colorazione rubino chiaro, cifra stilistica storica del territorio, ma presentano profumi più stratificati. Ai classici sentori di ciliegia, marasca, fragola e lampone, si aggiungono note speziate di cannella, chiodo di garofano e pepe nero, oltre a sfumature floreali appassite e accenni agrumati. Le osservazioni storiche, già da fine Ottocento, riconoscono a questi vini una particolare eleganza gustativa, una buona presenza tannica e una potenzialità di evoluzione che li rende capaci di migliorare con il tempo, pur mantenendo la loro vocazione alla bevibilità.
Servizio e conservazione
Per apprezzare al meglio la finezza aromatica e l’equilibrio gustativo dei Bardolino delle sottozone, si consiglia un servizio tra i 14 e i 16°C.
In estate, è possibile una leggera riduzione della temperatura (fino a 12–13°C), se accompagnato da piatti freddi o per un consumo più conviviale.
In calici di media ampiezza.
Non è necessario decantarli, ma un breve riposo nel bicchiere favorisce l’apertura dei profumi.
Pur essendo vini pensati per una beva relativamente giovane, il profilo strutturale e speziato di queste versioni permette anche una buona tenuta nel tempo, con evoluzioni interessanti nei primi 3–5 anni dalla vendemmia. Ideali sia per il consumo quotidiano raffinato sia per occasioni gastronomiche più complesse.
COLTIVAZIONE
L’essenza nei vitigni.
Il Bardolino è prodotto principalmente da Corvina Veronese, vitigno simbolo del territorio, completata da Rondinella e Molinara. La Corvina, presente in percentuale dominante, dona struttura snella, freschezza e un profilo aromatico inconfondibile di frutti rossi e spezie leggere. La Rondinella contribuisce a dare colore e vivacità, mentre la Molinara, seppur in percentuale minore, aggiunge eleganza e una nota sapida distintiva. Il disciplinare consente anche piccole aggiunte di altri vitigni locali a bacca rossa, ma sempre mantenendo l’identità leggera e conviviale del Bardolino. Questa combinazione, radicata nel territorio gardesano, esalta le caratteristiche di un vino rosso pensato per essere autentico, fresco e fortemente legato alla sua origine.
ABBINAMENTO
A tavola: gioco di armonie e contrasti.
La maggiore complessità aromatica e la struttura più marcata dei Bardolino delle sottozone ne espande la versatilità a tavola. I profumi speziati e i tannini gentili li rendono perfetti per piatti di media struttura: risotti con funghi o radicchio, paste al ragù bianco o d’anatra, arrosti leggeri, carni rosse poco sapide o grigliate, oltre a formaggi a pasta semidura. Il profilo speziato e floreale si presta anche a piatti speziati della cucina etnica, come tajine di pollo, curry leggeri o piatti della tradizione mediorientale. Rispetto al Bardolino base, qui l’abbinamento si sposta verso la complessità, pur mantenendo una bevibilità che consente accostamenti anche con preparazioni più delicate, come tortelli di zucca o lasagne vegetariane.
Consorzio Tutela
Vino Bardolino Doc
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